CONTRIBUTI CRITICI
Anno scritto di lei:
Amalia Di Lanno, Carmelo Cipriani, Liana, Lasaponara, Angelo Raffaele Villani, Giulio De Mitri, Paolo Levi, Giovanni Amodio, Alessio Brugnoli, Ilaria Teofilo, Bonifacio Vincenzi
Amalia Di Lanno, 2013, mostra Abreazione
“Mediante una visione d’indagine personale l’artista tarantina Claudia Venuto propone, con la sua
ricerca, un viaggio all'interno della psiche e di quei processi che a partire dal conflitto, conducono
al rilascio delle tensioni emotive e alla liberazione della sofferenza psichica, portando poco alla
volta, in una continua alternanza di morte e rinascita, scoperta e superamento, alla conoscenza di sé.
Come avveniva nella tragedia greca, dove lo spettatore veniva condotto mediante l'identificazione
con gli eventi rappresentati sulla scena, a purificarsi da passioni, quali l'amore, l'odio, il desiderio,
la vendetta, così le opere, incarnando ciascuna un archetipo, uno stadio di coscienza differente,
rappresentano lo specchio in cui ciascuno può vedere riflesso sé stesso, proiettando parti di sé,
in quel processo di scambio e identificazione, che spinge a vedere degli altri e della realtà che ci
circonda, non ciò che è ma ciò che noi crediamo che sia, in un continuo gioco di rimandi per il
quale, alla fine, sempre finiamo col ricercare e inseguire il nostro stesso volto. Ogni opera diventa
così spazio per riconoscersi, per comunicare con sé stessi e con gli altri, per aprire finestre sulle
varie dimensioni di esistenza. Attraverso varie tappe, scandite da ciascun quadro, lo spettatore viene
condotto in un viaggio mentale, dal conflitto fino all'abreazione e alla conseguente catarsi, in un
percorso circolare che, dopo un pausa conseguente alla reintegrazione del proprio vissuto, inizia
nuovamente, in un incessante movimento di scoperta, trasformazione e rigenerazione.”
Carmelo Cipriani, 2013, mostra Abreazione
“ Protagonista della pittura dell’artista jonica, sempre attenta alla restituzione fisiognomica dei
soggetti, ineccepibili nella resa anatomica e carichi di pathos, è la donna, emancipata o vilipesa,
fiera o preoccupata, vittima o carnefice, ma sempre cosciente, efficace archetipo di una femminilità
sensuale ed ammaliante. Solitarie, raddoppiate, sovrapposte, le sue immagini sono eseguite con
perizia fotografica, senza però mai cadere nel lezioso o nel virtuosistico. Le figure esprimono
stati d’animo complessi, mai chiaramente definibili; si soffermano sull’inesprimibile, dando
visibilità a quegli spazi mentali abitati dall’inconscio, in cui albergano esperienze e ricordi
apparentemente rimossi. La sua ricerca verte principalmente sull’intrapsichico, sull’analisi di quelle
pulsioni inconsce che muovono le nostre azioni e su tutti i processi di selezione e identificazione
che guidano il nostro modo di percepire la realtà. Prospettando allo spettatore icone riflessive
e appassionate lo si guida in un percorso catartico, generatore di un ampio spettro relazionale,
compreso tra la rabbia e il pianto liberatorio, grazie al quale esorcizzare il doloroso passato.
Recupero di un trascorso problematico, nei confronti del quale la pittura si pone come rimedio, in
posizione di superamento e non più di semplice rifugio.”
Ilaria Teofilo, 2013, mostra Abreazione
“Nel percorso introspettivo raccontato da Claudia Venuto ogni tela, tassello di un viaggio
intimistico, è il fotogramma di un preciso stato emotivo, l'espressione della volontà di scandagliare
e imprimere dinanzi agli occhi gli abissi dell'animo, del non detto, per riviverlo, affrontarlo,
comprenderlo e superarlo senza remore. Il caos che fa spazio all'egotismo e poi al dualismo,
ai ricordi dell'infanzia, alle immagini carpite per caso per strada per giungere fino al dono,
alla rivelazione, all'epifania, all'abreazione appunto. Un'agnizione di sé ciclica, come costante e
continuo è l'alternarsi di luce e oscurità della vita stessa, di morti e rinascite dove ad ogni inizio
seguirà una fine e ad ogni fine ci sarà un nuovo inizio. Le tele hanno formati differenti come
differente è il cromatismo utilizzato per ciascuna: si passa dalle tonalità calde e infiammate a quelle
più scure al limite del dark, passando attraverso accostamenti violenti e quasi psichedelici. Le
pennellate sono precise e definite, l'attenzione alle tonalità e ai chiaroscuri è evidente anche nei
dettagli, le mani hanno venature realistiche così come i volti e gli sguardi tradiscono apertamente
l'inner life del soggetto tanto da regalare in alcuni casi allo spettatore, specchio percettivo del
rappresentato, la sensazione di trovarsi di fronte a delle fotografie e a se stessi.”
Liana Lasaponara, 2014, mostra Blow-Up
"La poetica formale di Claudia Venuto si fa trascrizione di una realtà psicologica. Le sue opere sono la codifica
visiva della psiche umana, carica di contraddizioni emozionali che vivono tra i propri desideri profondi ed intimi
e le aspettative che gravano dai condizionamenti sociali. Il suo è un impulso elettrico emozionale trasmutato
sulla tela. È come se i soggetti delle sue opere si identificassero visivamente con le alchimie mentali
approfondite dall’artista. La Venuto dà un volto alle inquietudini interiori e riesce a farlo attraverso volti noti,
familiari, amicali. Il tranello dell’inquietudine è qui, tra di noi. Indossa volti come maschere rassicuranti a sopire
l’ansia della coesistenza tra dubbi e certezza, tra verità e menzogna. La battaglia interiore che la società
ci insegna a combattere inducendoci a scelte radicali, nella realtà trova epilogo, come nelle opere dell'artista
tarantina, nella compenetrazione tra limiti ed orizzonti di noi stessi."
Angelo Raffaele Villani, 2013, mostra Epidermide
“Claudia Venuto indaga, pittoricamente, la psicologia umana, come fondamenta di ogni atto
comportamentale. Le sue figure ci raccontano di passioni, inquietudini, sentimenti, e creano una
interazione con lo sfondo, il mondo, il proprio mondo, in una sinergia simbiotica, che confonde
soggetto e spazio in cui questo vive, si muove, interagisce. Un insieme significante, interno ed
esterno al tempo stesso. Un equilibrio coloristico che è anche vita, realtà e inconscio.”
Alessio Brugnoli, 2011, mostra Il viandante e la sua ombra
“Nella pittura di Claudia Venuto vive un'umanità sofferente, vittima di se stessa e delle proprie
pulsioni, che trova però la forza per riscattarsi ed il coraggio della speranza. I suoi soggetti sono
simili agli antichi eroi delle tragedie greche, poliedrici, ambigui, in lotta con le passioni e con i
capricci di forze oscure che tracciano il Fato. In bilico tra Libero Arbitrio e Necessità, le loro scelte
ed azioni sono scommesse sull'Ignoto. Condannati alla solitudine, il loro dolore è quello di tutti, la
sofferenza quella che ciascuno ogni giorno subisce o incontra per strada. Nella ricerca dell'artista
tarantina rivive una simbologia simile a quella utilizzata in Occidente dall'Alchimia rinascimentale,
in cui la ricerca dell'Oro e della Pietra Filosofale non è che immagine del viaggio all’interno di noi
stessi, per cambiare e migliorarci. I protagonisti delle sue tele come eroi omerici, si ribellano al
fato. Antichi profeti ci indicano la strada, che spesso preferiamo ignorare. Le sue figure percorrono
sentieri silenziosi, lampi nella notte emergono dall'ombra, trascendendo il peso della materia. Un
soffio divino le anima, facendole sorgere come Adamo dalla Terra, incerte se essere Angeli o Belve,
ma padrone di forgiare il proprio destino.”
Bonifacio Vincenzi, 2011, mostra Kultazione 2
“L'artista, come il poeta, sa che per rinascere dalla sua morte in ogni istante deve svegliarsi
nell'altro. Tutto ciò è doloroso come può essere doloroso un parto, ma necessario per essere ciò che
siamo in una vita comunque estranea e appena vissuta. Sono gli altri a darci piena esistenza, senza
di loro siamo solo vertigine e vuoto. Così nella ricerca di Claudia Venuto ogni opera diventa spazio
introspettivo, luogo di incontro per comunicare con sé stessi e gli altri, traccia presentita, afferrata,
inglobata dove tutto varca il sentire e il suo esprimersi. Nei volti che l’artista tarantina dipinge con
perizia c'è la sua essenza, l'essenza di me, l'essenza di noi. Claudia Venuto realizza nella sua arte
una via d'uscita al tempo lineare. Non indietreggia mai verso la profondità. Ma la cerca, la coglie e
ce la porge in dono.”
Giulio De Mitri, 2009, mostra Corpi Urbani
“Claudia Venuto scava nelle periferie urbane raccogliendo momenti e diversi stadi di coscienza con
visioni tra spazio reale e spazio virtuale, addentrandosi in scenari di notevole capacità visionaria.
Le sue figure si riducono a forme, con impasti densi e molteplici di colore. Diversi i riferimenti, i
simboli nel solco di una precisa tradizione figurativa dove il disegno è inteso come esercizio del
corpo e della mente, reinventando il particolare con sorprendente freschezza in un continuo ricorso
a citazioni pop in prestito all’attuale pubblicità globalizzante.”
Giovanni Amodio, 2009, mostra Corpi Urbani
“Claudia Venuto ritrova l'equilibrio emozionale e ragionato, al contempo, per imprimere alle
proprie opere un valore semantico in osmosi con diverse sollecitazioni contemporanee. Eleva
i suoi “Corpi Urbani” a ossimori cromatrici e concettuali, indagando tra corpi, volti, scansioni,
atteggiamenti e nudità, i motivi del paesaggio umano.”
Paolo Levi, 2007, Catalogo Nuova Arte 2007
“Sono figure e volti che emergono da mondi silenziosi, dipinti con forti pennellate chiaroscure,
tese a segnare la consistenza materiale dei visi. Questi, immortalati in espressioni cariche di
emotività, hanno spesso lo sguardo fisso verso chi li osserva, come a rivolgere un interrogativo.
Claudia Venuto fa respirare ai suoi personaggi un' aria asfittica, simile a una condizione d’attesa
subita, di stand-by inquieto, d'ombra esistenzialmente vissuta, di buio interiore. Le sue tele hanno
spesso luci basse, tagliate da sottili bagliori, dove il reale e l'onirico sono presenti nelle loro diverse
sfaccettature.”